(Governo Italiano, Campagna “Leggere è il cibo della mente: passaparola!”, 2010)
(Renato Brunetta, Gubbio, 11 settembre 2009)
«...non è che la gente la cultura se la mangia»
(Giulio Tremonti, 8 ottobre 2010, Rivolgendosi a Sandro Bondi)
«Vado a farmi un panino alla cultura. Inizio dalla Divina Commedia»
(Giulio Tremonti, 14 ottobre 2010, Roma)
«In questa sede è stato presentato uno studio della European House – Ambrosetti che, incrociando una serie molto ampia di dati, e sfruttando un nuovo indice chiamato Florens index, ha dimostrato in maniera scientifica che – con buona pace del ministro – la cultura dà da mangiare (o che la gente mangia cultura, o che con la cultura si mangia). Facciamo parlare i dati della ricerca. Per ogni di euro investito nel settore culturale, l’impatto (diretto, indiretto e indotto) sul sistema economico è di 2,49 euro. Scomponendo nel dettaglio il dato, di questi 2,49 euro 1,15 sono trattenuti all’interno del settore culturale, 0,62 vengono generati nell’industria manifatturiera, 0,16 nei trasporti, 0,12 nel commercio, 0,09 nell’industria non manifatturiera, 0,04 nelle costruzioni, 0,02 nel settore ricettivo (alberghi e ristoranti), 0,01 nell’agricoltura. E non è finita. Lo studio calcola gli effetti dell’investimento culturale anche sull’occupazione. Risultato: per ogni incremento di una unità di lavoro nel settore culturale, l’incremento totale sulle unità di lavoro del sistema economico è di 1,65. Di cui 1,10 trattenute all’interno del settore culturale, 0,13 generati nell’industria manifatturiera, 0,07 nei trasporti e nel commercio, 0,04 nell’agricoltura, 0,03 nelle costruzioni e 0,02 nell’industria non manifatturiera e nel settore degli alberghi e della ristorazione.
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(Famiglia Cristiana, 22 novembre 2010)